da www.eilmensile.it
Il
governo peruviano ha dichiarato lo stato di emergenza – o di eccezione –
nel dipartimento di Espinar, nelle Ande, dopo una settimana di proteste
dei lavoratori delle miniere, durante le quali sono morti due
manifestanti. Più di 70 gli agenti feriti in scontro violenti che hanno
incluso anche blocchi di strade.
Le proteste sono scaturite sia da
rivendicazioni salariali sial dal fatto che la miniera di rame di
Tintaya, vicino a Cuzco, sta pregiudicando l’ambiente, senza che la
propietaria della miniera, l’impresa svizzera Xstrata, investi
sufficientemente nell’economia locale. I manifestanti esigono che
l’apporto dell’azienda allo sviluppo della zona si elevi dal 3 al 30
percento. Dopotutto Xstrata Copper è il quarto produttore di rame al
mondo, con miniere in Cile, Colombia, Argentina e Repubblica domenicana.
Nel solo Perù sono quattro i progetti a cui lavora, ma tiene a
precisare che non è vero che il suo apporto all’economia peruviana sia
piccolo.
Intanto, il presidente del Consiglio dei Ministri, Óscar
Valdés, ha decretato lo stato d’emergenza per 30 giorni, nei quali le
forze dell’ordine avranno il totla controllo della situazione, e ha
invitato la gente a sospendere le proteste e intavolare un dialogo. Le
libertà civili di Espinar, dunque, come il diritto di riunione, sono per
ora sospese. Eliminate anche le garanzie relative alla libertà di
transito, alla sicurezza personale e alla inviolabilità del domicilio. E
questo nonostante lo Stato lo abbia applicato per “ristabilire il pieno
rispetto dei diritti”.
Si tratta della seconda volta che il
presidente Ollanta Humala ricorre a questa misura di forza per gestire
l’emergenza mineraria. Lo scorso dicembre toccà alla regione di
Cajamarca.
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